AMBIENTE DI LAVORO
– IL MICROCLIMA ( SEVERO FREDDO )-
Negli ultimi anni in italia ed in particolare in alcune regioni e/o versanti considerati solitamente temperati (o rigidi dal punto di vista del clima), sono stati oggetto di fenomeni climatici straordinari per intensità e frequenza. Le ondate di calore che ci hanno investito nel periodo estivo – di matrice africana – , sono diventate talmente ricorrenti da considerarsi “ normali “, cosi’ come, alcune intense fasi di freddo eccezionale (Burian ) hanno coinvolto la nostra penisola negli anni 2012 e 2018. Logicamente questi fenomeni, che si generano nella sfera Macro climatica, trasferiscono i loro effetti anche a livello Microclimatico producendo conseguenza – talvolta gravi – sul corpo umano.
Un ambiente di lavoro con un microclima confortevole favorisce senza dubbio il benessere psico fisico de lavoratore ma poiché, in alcuni casi, per ragioni intrinseche legate all’ attività lavorativa stessa (pensiamo ad es. ad ambienti chiusi per data center, all’ aperto nei cantieri, o ancora alla condzione di impianti) non sempre è possibile raggiungere un livello ottimo di comfort termico, di seguito, vedremo a quali parametri, fattori e condizioni prestare attenzione, affinché il rischio legato al microclima, venga adeguatamente valutato e di conseguenza come agire in termini di prevenzione e protezione ed in particolar modo, come affrontare condizioni micro climatiche avverse nel periodo invernale.
Prima si addentrarci in aspetti tecnici e legislativi è opportuno comprendere come funzionano i principali meccanismi di difesa messi in atto dal corpo umano al fine di proteggersi. Il corpo umano possiede la naturale capacità di termoregolazione chiamata omeotermia. Questo sistema di termoregolazione, in caso di freddo o caldo si attiva immediatamente aumentando o diminuendo il numero e le dimensioni dei vasi sanguigni.
Il calore scambiato dall’ organismo è trasportato con la circolazione sanguigna e tramite questa adattabilità’ difensiva riesce a mantenere l’ equilibrio termico del corpo. Più sono improvvise ed intense le variazioni della temperatura ambientale e maggiore sarà la difficoltà e l’ impiego di energia del corpo umano per mantenere una temperatura (termoregolazione) corporea costante ovvero ideale.
Le condizioni micro climatiche ed il relativo “comfort “ o “discomfort Termico “, sono determinate da diversi fattori e parametri fisici dell’ aria come la temperatura, l’ umidità, la velocità e la turbolenza e la temperatura media radiante (temperatura media pesata delle temperature delle superfici che delimitano l’ambiente incluso l’effetto dell’irraggiamento solare incidente), parametri esterni come l’abbigliamento, l’ attività svolta ( che puo’ determinare un aumento o diminuzione del metabolismo ) e fattori organici quali età, sesso, caratteristiche individuali, psicologici e culturali.
Convenzionalmente sono stati definiti tre tipi di ambienti termici:
– Moderati:
gli ambienti “moderati” sono ambienti nei quali gli scambi termici fra soggetto e ambiente consentono il raggiungimento di condizioni prossime all’equilibrio termico, ovvero di comfort;
– Severi caldi o freddi:
gli ambienti “severi” sono, al contrario, quelli in cui le condizioni ambientali sono tali da determinare nel soggetto esposto uno squilibrio termico tale da poter rappresentare un fattore di rischio per la sua salute. In questi ambienti i lavoratori devono ricorrere ad ulteriori ed indispensabili misure protettive come DPI, abbigliamento specifico o riducendo i tempi di esposizione.
L’ ambiente severo freddo – se non adeguatamente affrontato tramite delle azioni che vedremo di seguito – ha effetti e conseguenze dannose sul corpo umano che si manifestano con :
– Vaso costrizione – Brividi
– Rallentamento muscolare
– Ipotermia (temperatura del nucleo corporeo inferiore a 35°C, raffreddamento delle zone interne del corpo e degli organi vitali con possibili conseguenze letali).
Per quanto concerne l’ aspetto legislativo e le norme tecniche il micro clima è trattato nel D.lgs 81/08 e s.m.i., titolo VIII, Capo I, art. 180 e anche nell’ allegato IV ( luoghi di lavoro ) ai punti 1.9.2 e 1.9.3. E’ opportuno precisare che per la valutazione del micro clima benché inserito come rischio fisico (titolo VIII) come rumore, vibrazioni ecc.., non sono state disposte delle univoche indicazioni su come valutare
tale rischio.
E’ altrettanto necessario evidenziare che anche in assenza di indicazioni univoche cio’ non esime il Datore di Lavoro dall’obbligo della valutazione del rischio cosi’ come disposto dall’ art. 28 e rafforzato -relativamente agli agenti fisici- all’ art. 181 e relativo obbligo d’ informazione e formazione in base ai risultati emersi dalla valutazione di merito.
Vediamo adesso, appunto, come è possibile valutare il microclima tramite l’ applicazione delle norme tecniche riconosciute a livello internazionale da decenni. Prima di tutto è bene specificare che la valutazione del rischio specifico in questione è parte integrante del documento della valutazione generale del rischio (DVR) e deve essere redatto da personale *qualificato, unitamente alla relazione tecnica comprensiva di eventuali misurazioni, da tenersi in Azienda in vista della programmazione e dell’attuazione delle misure di prevenzione e protezione e, ovviamente, a disposizione degli organi di vigilanza.
*Si definisce personale qualificato un operatore in possesso di esperienza specifica nel settore o di conoscenze specifiche acquisite, ad esempio, attraverso la partecipazione a specifici corsi di formazione; in
assenza di ulteriori specifiche è possibile valutare l’operato del valutatore in base alla qualità dell’elaborato
prodotto e in base all’aderenza alle normative cogenti e di buona tecnica.
Una metodologia ritenuta assolutamente valida a livello internazionale nella valutazione del rischio di ambienti severi freddi è dettata dalla norma EN ISO 15743:2008 (approccio basato sulla logica del ciclo PDCA (Plan Do Check Act) e con l’uso dell’Indice IREQ, Isolamento termico richiesto (REQUIRED) che è oggetto della norma UNI EN ISO 11079.
Il modello di valutazione del rischio previsto dalla norma EN ISO 15743, prevede 3 fasi:
che in questo caso (ambiente freddo) si avvale del metodo IREQ (Insulation REQuired ovvero isolamento richiesto) che si basa su un codice che, analizzando tutti gli scambi di energia fra soggetto ed ambiente, fornisce l’isolamento termico del vestiario IREQ, richiesto allo scopo di mantenere condizioni organiche accettabili durante l’esposizione.
I parametri principali ambientali ed individuali che caratterizzano il rapporto individuo-ambiente in ambienti freddi sono:
AMBIENTALI |
temperatura dell’aria |
temperatura media radiante |
pressione parziale del vapore acqueo |
velocità relativa dell’aria |
INDIVIDUALI |
(ovvero dispendio metabolico pari a 104,8 W per la superficie |
ovvero *metabolismo M corporea standard di un individuo |
energetico) |
isolamento termico del vestiario |