L’informatica ai tempi del Coronavirus

 

L’informatica ai tempi del Coronavirus

Ovvero quando una Crisi rende possibile l’impossibile tra Telelavoro e Cassa Integrazione

Cronaca della situazione nelle aziende e l’impegno delle Rappresentanze Sindacali

 

Abbiamo ritenuto utile quali delegati RSU delle imprese del settore ICT del nostro territorio condividere una breve sintesi della situazione che le lavoratrici e i lavoratori stanno vivendo in questo particolare momento dal punto di vista delle condizioni di lavoro e dei processi di riorganizzazione che si sono messi in moto in queste settimane.

Innanzitutto, è bene comprendere che gran parte delle imprese di questo settore sono state incluse nel novero dei servizi produttivi essenziali. Quindi le aziende in cui lavoriamo non sono state chiuse per decisione dei Decreti che si sono susseguiti in questi giorni.

È una scelta comprensibile. Molti di noi prestano servizi che sono essenziali per il proseguimento delle attività nella Pubblica Amministrazione. Altri operano in contesti necessari a garantire la connettività remota a cittadini e lavoratori verso servizi di natura pubblica e privata e a consentire ai loro addetti il proseguimento delle attività anche da casa.

Tuttavia, pur in questa particolare condizione, non è mancato il nostro sostegno alle iniziative condotte dalle confederazioni CGIL, CISL e UIL e dalle nostre Federazioni di categoria FIOM, FIM e UILM per chiedere al governo misure che tutelassero la salute di molteplici settori industriali il cui proseguimento delle attività sarebbe stato pagato dalla pelle dei lavoratori, in termini di salute.

Per tornare a noi informatici dobbiamo segnalare che, anche alla luce del Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto da Governo, Confindustria e Sindacati, l’atteggiamento delle aziende ICT ha registrato livelli di attenzione e sensibilità assai eterogenei.

In sede di Comitato per l’applicazione e la verifica ci si deve attendere una attenzione puntuale delle imprese in termini di monitoraggio della situazione e di messa in capo delle necessarie azioni di tutela. Non sono accettabili approssimazioni e leggerezze in cui in taluni casi vengono spediti lavoratori a lavorare comunque presso i clienti.

Questo si determina o perché non si approntano le necessarie misure per consentirne, con il lavoro da remoto, il proseguo delle attività o perché in casi estremi le aziende in un delirio di onnipotenza conferiscono a queste sedi, se non addirittura alle proprie, uno status di extra territorialità virale nel quale il dipendente si dovrebbe recare senza attraversare tutti i rischi noti in caso di spostamenti per recarsi sul posto di lavoro oppure presso il cliente.

Al netto di queste considerazioni tuttavia è possibile affermare che la condizione del lavoro da remoto accomuna larghissima parte dei dipendenti del settore ICT. Una condizione raggiunta con una velocità ed una capacità organizzativa e comunicativa mai dimostrata prima dalle aziende. Il lavoro da remoto spesso negato alle richieste dei lavoratori anche in particolari situazioni, considerato spesso come strumento da ostacolare piuttosto che da utilizzare, è divenuto all’improvviso lo strumento risolutivo per affrontare questa fase e garantire il proseguimento delle attività, ovvero del business. Ora però come lavoratori abbiamo con chiarezza percepito, vivendolo direttamente a larghissima scala, cosa vuol dire lavorare tutti i giorni da casa, che conseguenze questa modalità di lavoro ha sul rapporto con i colleghi, con il team, con i propri responsabili e quanto lo strumento invada la sfera della vita personale e quotidiana. Pertanto è auspicabile che, una volta passata l’emergenza, si possa trovare un momento di confronto di settore per discutere ed articolare ragionamenti sul lavoro da remoto, soprattutto a lungo periodo.

Come coordinamento di delegati della informatica, che negli anni passati si sono dedicati molto a riflettere insieme sull’uso della rete, sull’impatto della tecnologia e sul nostro modo di percepire noi stessi all’interno di un nuovo modello di lavoro e di società, sarebbe interessante soffermarci anche su questi aspetti in questo periodo di emergenza coronavirus.

Centinaia di lavoratori oggi lavorano da casa estranei alle regole dettate dai controlli necessari sulle reti aziendali che dovrebbero prevedere regole minime su raccolta dati, uso e soprattutto distruzione degli stessi. Oggi siamo tutti connessi da casa non solo nel tempo libero ma anche per tutta la durata della giornata di lavoro, ovviamente per chi questo è stato possibile, e nessuno di noi può sapere, o tentare di sapere, che uso si sta facendo di questi dati sensibili non solo a livello nazionale, ma europeo o anche mondiale. Abbiamo mai avuto eventi così massivi in passato? Mai come ora ognuno è imprenditore di se stesso e come abbiamo avuto modo di assumere “essere imprenditori di se stessi realizza psicologicamente, culturalmente e ideologicamente il sistema di pensiero della pedagogia del capitalismo digitale” (tratto dagli atti del ciclo di conferenze “Restiamo Umani” promosso da questo Coordinamento sugli sviluppi dell’economia digitale)

Ma per tornare aIle questioni più immediate i problemi per i lavoratori informatici ci sono e non hanno tardato a manifestarsi fin dall’inizio di questa nuova fase.

In prima battuta le imprese hanno ritenuto di poter porre mano in termini arbitrari e individuali alla messa in fermo dei lavoratori tramite il comando di Ferie e PAR.

Per noi Rappresentanze Sindacali vi è stata la necessità di ricondurre alla negoziazione collettiva e al rispetto del Contratto Nazionale tutta questa materia. Così come molte di noi sono state chiamate e lo saranno ad affrontare anche richieste inerenti a Ferie e PAR anni precedenti.

Tuttavia, per diverse imprese questo non è stato ritenuto sufficiente. Nei giorni scorsi, proprio mentre eravamo in call conference fra noi delegati, sono state avviate le procedure di CIGO per Lutech e Capgemini. Sembrava che tutte le imprese si fossero accordate sulle note delle trombe dell’Apocalisse considerando che nei giorni scorsi erano già state avviate le procedure per altre aziende del settore quali Lottomatica, Maticmind e Softlab. Per queste ultime due si era già giunti ad un accordo che ci auguriamo diventino il buon viatico per la fase negoziale che ci attende in tutte queste imprese dati i termini di buona tenuta e garanzia salariale che sono stati raggiunti

Ma queste procedure CIGO ci impongono un impegno e ci aprono degli interrogativi.

L’impegno è che nelle date condizioni particolari ci si adoperi per accordi in cui le aziende garantiscano l’anticipo per conto dell’INPS degli importi degli assegni. E che in secondo luogo le aziende concorrano all’integrazione salariale.

La richiesta dell’integrazione salariale è la risposta sindacale agli interrogativi che queste CIGO ci impongono. Da un lato siamo servizio essenziale. E quindi noi siamo aziende che non chiudono. Di contro queste stesse imprese, drenando risorse che ricordiamo sono limitate e che dovrebbero prioritariamente andare alle fabbriche che per necessità e sicurezza ora hanno chiuso, stanno approfittando di questa fase per precostruire condizioni che possono avere lo scopo di modificare gli assetti aziendali in termini di lavoratori occupati.  Ovvero utilizzano lo scudo della crisi per perseguire processi di riorganizzazione ove rivedere assetti occupazionale se non financo logistiche produttive con un lavoro da remoto elargito ai futuri sopravvissuti dello tsunami virale. Insomma dobbiamo assolutamente impedire che in nome di una evidente emergenza si possa anche in questa situazione scaricare tutto il peso sui lavoratori e sulla loro salute.

Per questo intendiamo continuare con un confronto costante, sempre più esteso alle RSU del settore, tramite il Coordinamento degli informatici sulle problematiche che ci accomunano, sperando di poter raggiungere anche situazioni lavorative non sindacalizzate che potrebbero trovarsi ad affrontare situazioni difficili senza nessun supporto.

Infine per tutte le problematiche connesse alla gestione dell’emergenza sanitaria, di sicurezza e tutte le ripercussioni sul rapporto di lavoro (lavoro e tutele, disposizioni di legge, DPI, ferie, permessi, congedi, turnazioni, legge 104/92 etc.). La FIOM CGIL di Roma e Lazio, unitamente a tutte le strutture territoriali, ha deciso di mettere a disposizione di tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici del Lazio anche un servizio/tutela fondamentale nel momento in cui moltissimi lavoratori sono impegnati nella gestione dell’emergenza e ne stanno subendo le conseguenze, attraverso un numero verde gratuito 800773131

Roma, 1 aprile 2020

Coordinamento Informatici FIOM Roma Lazio