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Appello al sindaco: subito un percorso per costruire una città plurale e partecipata
No alla giustizia sommaria, alla criminalizzazione dei migranti, alle pericolose generalizzazioni. I fatti di Tor Sapienza sono l’ennesimo campanello d’allarme in una città che fatica a praticare l’inclusione e abbandona le periferie al proprio destino. I residenti del quartiere, esasperati dagli episodi di microcriminalità, scelgono la via più facile nel puntare il dito contro il centro di accoglienza di Via Morandi, rispondendo con la violenza alla carenza di servizi, di spazi di socializzazione, di opportunità di reale integrazione.
Occorre andare al cuore del caso, individuando nelle criticità del sistema dell’accoglienza e dell’inclusione l’origine delle tensioni sociali. La struttura di Tor Sapienza è un esempio lampante di cattiva gestione: pur trattandosi di un buon centro, ben pensato e gestito, sorge in un deserto di servizi, scollegato dalle reti di socializzazione che possono permettere al migrante di sentirsi parte della comunità, da quei punti di riferimento che possono aiutare a chiudere il cerchio del percorso migratorio trovando uno sbocco lavorativo e un futuro di reale integrazione.
Nelle ribollenti periferie romane, risultato di anni di abbandono e ghettizzazione, si raccolgono oggi i frutti delle campagne irresponsabili che incitano all’odio sociale, cavalcate da chi, come la Lega e la destra estrema e non, coltiva impunemente razzismo e xenofobia. Chiamiamo le cose col loro nome!
Occorre difendere la comunità dalla violenza e dalla sopraffazione e occorre difenderla anche da chi vuole utilizzare tali episodio per criminalizzare i migranti tutti, facile capro espiatorio per chi non vuole o non sa lavorare in vista di soluzioni concrete a problemi reali.
Anche i media hanno una enorme responsabilità: l’equazione migrante=delinquente altro non fa che legittimare una caccia alle streghe dalle conseguenze devastanti. Occorre mettere al bando l’allarmismo e le generalizzazioni, occorre non dare voce a chi invoca le ronde, l’odio e la violenza e darla invece a chi pratica quotidianamente l’integrazione e chiede servizi, diritti e dignità per tutti.
Difendere i migranti vuol dire proprio difendere noi stessi, tutti noi abitanti di Roma, dalle politiche miopi verso le periferie, dai proclami che incitano all’odio senza proporre alcuna soluzione concreta, dalle azioni che innescano una “guerra tra poveri” che altro non fa se non deresponsabilizzare l’amministrazione rispetto a una questione che è tutt’altro che un problema di ordine pubblico.
I fatti di Tor Sapienza chiamano evidentemente in causa la politica cittadina: è al sindaco di Roma che ci rivolgiamo, chiedendo un incontro urgente con le associazioni e i migranti, che affronti la tematica non solo riguardo alla stretta attualità, ma nel suo complesso.
Non è accettabile il silenzio e l’inerzia dell’amministrazione e non è accettabile che il comune, attraverso il sindaco, non attui percorsi di immediata tutela nei confronti degli ospiti del centro.
Solo seminando armonia
si può costruire una città davvero plurale e partecipata
primi firmatari
Ente gestore centro accoglienza Tor Sapienza Coop il Sorriso, Casa dei Diritti sociali, csoa La Strada, Action Diritti in Movimento, escInfoMigrante, Senza Confine, Laboratorio 53, Arci, C.S Il Faro, Network Agenzie Diritti, Madiba Mandela Project, Città Visibile Onlus, CORE-Circuiti Organizzati Resistenze Editoriali, Lunaria, Cemea per il Mezzogiorno, Coordinamento contro il razzismo della Casa Internazionale delle Donne di Roma, Leftlab, Amici di TBQ, Aderenti al Manifesto per un Teatro Pubblico Partecipato, Casetta Rossa, Pachamama, Spin Time, Tilt Camp, Asinitas, Coop. Ermes, Resistenze Metropolitane, coop StandUp, Coop l’Arancia, Emiliana Cordone, residente, socia del Centro Culturale Morandi e del Centro Culturale Michele Testa, Anna Pizzo, Luciana Abate,
per aderire scrivere a giovanna.cavallo@gmail.com