Mobilità sostenibile al lavoro.
Occupazione e produzione industriale per la mobilità del futuro.
Con questo titolo, il 30 e il 31 gennaio, si è svolto a Torino un convegno sulla mobilità sostenibile organizzato dalla FIOM del Piemonte e dall’associazione SBILANCIAMOCI!, al quale la FIOM CGIL di Roma e Lazio ha partecipato.
Due giornate intense. La prima, ospitata nell’auditorium dell’ Energy Center del Politecnico di Torino, affrontava il tema da diversi punti di vista coinvolgendo ricercatori, economisti, ambientalisti ed istituzioni; la seconda, in una tavola rotonda nella Camera del Lavoro di Torino, portava tra i lavoratori e i delegati il motivo conduttore dell’iniziativa: come affrontare le grandi trasformazioni che attraversano il mercato dell’automotive con le sue ricadute economiche, sociali ed ambientali. La prima giornata era suddivisa in cinque sessioni tematiche.
Cambiamenti climatici e decarbonizzazione dei trasporti. Cosa cambia per la mobilità?
Anna Donati, responsabile mobilità sostenibile del Kyoto Club, ha collocato, con la sua relazione, il tema della mobilità sostenibile all’interno della lotta al Climate Change e alla riduzione dei combustibili fossili. Tesi che dava un imprinting generale al dibattito e che veniva sostenuta anche dall’ Ing. Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, che ha presentato l’impianto di ricerca del suo Istituto oggi fortemente orientato verso la frontiera dell’auto ad Idrogeno.
Per una nuova mobilità sostenibile. Il ruolo degli investimenti pubblici e della strategia industriale.
Il focus di questa sessione è l’impianto economico che dovrà sostenere il cambiamento. Francesco Garibaldo, della Fondazione Sabattini, e Giuseppe Berta dell’Università Bocconi, hanno analizzato la necessità, in particolar modo per i paesi dell’area UE, dell’impegno economico a sostegno della ricerca di nuove forme di mobilità, impegno che deve essere pubblico perché il mercato ha dimostrato l’incapacità di autoregolarsi e su aspetti così delicati e su trasformazioni così profonde e pervasive, solo l’intervento pubblico può svolgere il ruolo di regolatore e di garante economico e sociale.
Il mondo dei combustibili fossili è già un mondo vecchio (Veronica Ameris della rete T&E) lo dimostrano l’evoluzione del mercato dell’elettrico – si stima una crescita in percentuale da 100 a 330 tra il 2019 e il 2025 – e la tendenza all’abbattimento generale del consumo dei fossili.
A concludere la sessione Stefano Lenzi (WWF Italia) con una panoramica su quello che si sta facendo. L’introduzione dei nuovi indicatori economici istituzionali (BES), il catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), la nascita di una cabina di regia e i piani di intervento dell’European Green Deal sono piccoli segni di inversione di tendenza anche se gli obiettivi di Parigi sono ancora lontani.
A fine mattinata l’intervento della Segretaria Generale della FIOM Francesca Re David ha riportato il discorso sul sociale lamentando l’assenza di qualsiasi politica industriale per affrontare l’emergenza di un settore strategico del Paese e rivendicando l’impegno della FIOM per governare la crisi e il rilancio del settore in una logica di salvaguardia ambientale e tutela dei diritti e del lavoro.
Le automobili del futuro. L’impatto su produzione, lavoro e città in Italia e in Europa.
Con la prima sessione del pomeriggio entriamo nel vivo delle questioni che hanno portato a questo convegno. Viene presentata la mappa industriale di cosa sta succedendo. I numeri “hanno la testa dura” e disegnano un panorama impietoso. Le ricerche e i progressi che si stanno ottenendo nel campo delle batterie per auto (Massimiliana Carello del Politecnico di Torino) porteranno a breve ad una vera rivoluzione produttiva con conseguenze enormi.
Alcuni dati fanno capire l’impatto economico e sociale: la produzione di auto elettriche ha bassi margini e bassa manutenzione, là dove una macchina a combustione era composta da circa 2000 parti in movimento, un motore elettrico ne ha 20 e richiede 1 operaio contro i 3 di un motore a benzina e i 10 di un diesel!!
Non sorprende che, a fronte di questo scenario, chiuda la sessione Michele De Palma, segreteria nazionale FIOM e responsabile auto, che riporterà la platea a ragionare sul disagio e le sofferenze del mondo del lavoro. Oggi una transizione realmente sostenibile deve tenere insieme ambiente, territorio e forze produttrici e l’impegno del sindacato deve essere rivolto a costruire un’interlocuzione efficace e credibile tra i soggetti più esposti e la direzione politica del paese finora assolutamente insufficiente.
L’automobile da proprietà a servizio e dal motore termico alla batteria. Cosa cambia per il lavoro e la produzione.
Il dibattito a questo punto entra nello specifico tecnico e “sociologico” che il passaggio dal motore a combustione al motore elettrico porta con sé e che spesso si rischia di sottovalutare. Silvia Bodoardo, ricercatrice del politecnico di Torino, elenca i grandi passi in avanti che la ricerca sta facendo per ottimizzare l’efficienza delle batterie anche in funzione del loro smaltimento. Non si tratta solo di un salto tecnologico, ma di un cambiamento radicale di paradigma. L’auto da mezzo di proprietà a mezzo di servizio perché, come ci dice Guido Viale nel suo intervento, l’auto costa, occupa spazio e per gran parte del tempo è ferma. Il futuro è nel car sharing e nel car pooling come ci dicono i dati dell’Osservatorio Nazionale per la Sharing Mobility che ci parlano di un settore in crescita in tutta Europa sia che si guardi alla condivisione del mezzo che alla condivisione del viaggio.
Mobilità urbana e trasporto pubblico. Opportunità per le città, gli spostamenti, le imprese, il lavoro.
Infine, a conclusione di una giornata intensa, si affronta un aspetto spesso dimenticato, ma molto importante: come si “preparano” le città e i territori alla rivoluzione della mobilità sostenibile?
Andrea Poggio di Legambiente ci fa riflettere su un dato inquietante: oggi in Italia ci sono più auto che patenti e la transizione alla mobilità sostenibile è un’occasione per cambiare il modo di progettare le città, cambiare il modo di viverla e il ruolo del trasporto pubblico è centrale e deve essere affrontato con uno sguardo di prospettiva. Trasporto di comunità, welfare aziendale, produzione di mezzi pubblici efficienti ed ecosostenibili e soprattutto l’offerta di diverse disponibilità di mobilità con forme di sharing flessibili sono le parole chiave di interventi urbanistici non più rinviabili come dimostrano le esperienze degli Assessori Maria Lapietra (Torino) e Irene Priolo (Bologna).
Il convegno ha poi trovato la sua conclusione naturale il giorno seguente, nella tavola rotonda che ha messo a confronto il mondo del lavoro rappresentato dalla FIOM (M. De Palma) e da Federmeccanica (A. Dal Poz), il mondo della scienza con l’urbanista M. R. Vittadini e L. Mercalli metereologo e la società civile rappresentata da A. Donati (Kyoto Club) e da La Rete della Conoscenza (G. Cossu). Il tutto nella sala grande della Camera del Lavoro di Torino, solo “posti in piedi” per l’occasione, a testimoniare del successo di un’iniziativa da replicare nei territori, ovviamente con specificità diverse, perché il passaggio che abbiamo davanti è di quelli che non si possono né evitare né rimandare.
Per citare Luca Mercalli “le leggi della Termodinamica non aspettano e non rispettano le decisioni politiche. A noi resta solo decidere il COME e non il SE.”
Roma, 3 marzo 2020
FIOM ROMA E LAZIO
mobilita sostenibile al lavoro