La crisi della partecipazione democratica sembra non toccare i metalmeccanici, almeno per quanto riguarda le elezioni in fabbriche e uffici. E’ questa la prima considerazione che sorge esaminando il voto per il rinnovo delle Rsu, che dalla primavera dello scorso anno si tengono con una certa assiduità e con un sistema proporzionale che fotografa abbastanza chiaramente la rappresentanza sindacale; fornendo “pesi e misure” che dovranno regolare la contrattazione e le relazioni tra imprese e lavoratori sia a livello aziendale che nazionale. L’altro messaggio chiaro che arriva da queste elezioni è che la Fiom ha la maggioranza assoluta dei voti e dei delegati in tutti i 6 contratti in cui è divisa la categoria, dagli artigiani a Federmeccanica, dalle cooperative a Unionmeccanica, dagli orafi-argentieri a Confimi. Ma veniamo ai numeri, che, superata abbondantemente la metà del voto, dicono più di qualunque parola.
In meno di due anni sono state rinnovate le Rsu in 4.184 aziende, che occupano più di 565.000 addetti: hanno votato 382.162 lavoratrici e lavoratori, con una partecipazione superiore al 67%, confermando che i metalmeccanici votano “volentieri”. La maggioranza delle imprese interessate aderiscono a Federmeccanica (6 su dieci) e occupano più di 400.000 lavoratori, cioè più della metà degli addetti per cui è attualmente in corso la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale.
Venendo ai risultati di lista, la Fiom ha ottenuto 237.624 voti, pari al 62,2%; per la Fim 81.414 voti (21,3%), per la Uilm 44.398 voti (11,6%); altre liste hanno ottenuto 18.726 voti (4,9%). Quanto ai delegati eletti, questa la fotografia: Fiom 9.978, Fim 2.702, Uilm 1.150, altre liste 337. Nella divisione per contratto la Fiom va dall’89% nelle aziende cooperative al 56% in Federmeccanica. Infine, analizzando la geografia del voto la Fiom supera il 50% in dodici regioni: ai primi posti l’Emilia Romagna (83%), Toscana (73,5%), Lombardia (68,3%), Veneto (64,7%). I metalmeccanici della Cgil sono maggioranza relativa in tutte le altre regioni con l’eccezione della Puglia dove hanno raccolto il 23,7% e sono superati sia dalla Uilm (34%) che dalla Fim (26,4%).