Federazione Impiegati Operai Metallurgici di Roma e del Lazio

Il 23 giugno, alle ore 16, a Roma, il CRS, in collaborazione con la FIOM di Roma e del Lazio, promuove un incontro pubblico per discutere del progetto per una “Scuola di consapevolezza critica della trasformazione digitale”

Per discutere come progettare e realizzare una “Scuola di consapevolezza critica della trasformazione digitale” il Centro per la Riforma dello Stato propone, a tutti i soggetti interessati, un incontro pubblico che si svolgerà il 23 giugno, alle ore 16, a Roma, in via della Dogana Vecchia 5.

La discussione potrà avere come prezioso riferimento e caso di studio il progetto formativo della FIOM che si è concluso il 23 maggio e al quale hanno partecipato delegate e delegati del settore ICT di Roma, e che è stato dedicato proprio alla analisi critica delle trasformazione digitale del lavoro e della società. Si tratta di una esperienza formativa particolarmente significativa, sia per gli obiettivi che per la qualità dei contenuti e la peculiare competenza dei partecipanti

Partecipano, tra gli altri, alla discussione Giuseppe Casafina, Fabio Chiusi, Fiorella De Cindio, Lelio Demichelis, Giulio De Petra, Ettore Di Cesare, Claudio Di Mambro, Alessio Dragoni, Giovanbattista Gallus, Antonio Marini, Michele Mezza, Francesca Re David, Lorenzo Teodonio.

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http://www.centroriformastato.it/lo-conosci-lo-critichi/

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E’ ormai un luogo comune che il contesto attuale sia caratterizzato da una impetuosa e pervasiva diffusione di tecnologia digitale che produce trasformazioni significative nei più diversi ambiti: nel lavoro, nella scuola, nelle relazioni sociali, nella politica, nella pubblica amministrazione, nella cultura.

Questa trasformazione è generalmente descritta mediante una retorica positiva della innovazione digitale, che si presenta come uno dei pilastri della più generale retorica del conflitto tra vecchio e nuovo.

Ma questa retorica, che tracima incontrastata dai media e da ogni palco di convegno, non riesce a nascondere le contraddizioni e le criticità che sempre più spesso caratterizzano gli utilizzi prevalenti delle tecnologie digitali.

Si è raccontato che grazie alla disponibilità della rete si sarebbero presentati e affermati nuovi modelli di società. La realtà è andata nella direzione opposta. Invece di promuovere più cooperazione sociale la rete si è affermata come la principale risorsa di una competizione senza esclusione di colpi, come il dispositivo abilitante per l’individualismo e il narcisismo più spudorati.

Si è parlato di autodeterminazione del lavoro. Al contrario, le pratiche di profilazione riguardano sempre più direttamente il lavoro, sia quello dipendente, sia quello autonomo nelle diverse forme in cui viene erogato, compresi ad esempio i dispositivi di costruzione della reputazione nelle più recenti esperienze di sharing economy. Inoltre l’applicazione pervasiva delle tecnologie digitali sta determinando, anziché la conquista di nuovi spazi di libertà per le persone, la totale sovrapposizione dei tempi di vita e di lavoro, cancellando il concetto di orario di lavoro temporalmente delimitato a favore di una idea di indiscriminata flessibilità (“smart working”) che in molti casi serve ad ammantare di presunta modernità vecchie pratiche di  sfruttamento.

Si è detto che la rete avrebbe consentito una più larga partecipazione democratica alla vita delle amministrazioni e della politica. Al contrario si è estesa la potenza e l’efficacia della comunicazione politica unidirezionale, l’uso compulsivo di twitter, la sentiment analysis come parodia della democrazia deliberativa, l’appropriazione da parte degli amministratori della competenza civica diffusa senza alcuna cessione di potere.

Si è affermato che sarebbe stata possibile la libera riusabilità della conoscenza disponibile in rete. Invece regolamenti repressivi e nuove forme di diritti di accesso, trasferiscono nel contesto digitale, in forme spesso grottesche, le vecchie leggi del copyright.

Si è predicato che la ricchezza delle relazioni sociali avrebbe trovato nella rete un nuovo strumento per la sua espressione. Al contrario le grandi piattaforme sociali sono diventate lo  strumento di forme inedite ed estremamente redditizie di sfruttamento economico delle emozioni, degli affetti e delle passioni individuali.

Allʼutilizzo della rete per organizzare la lotta politica anche nei contesti politici più repressivi si sovrappone la possibilità di un controllo sociale senza precedenti, che usa la profilazione delle opinioni e dei comportamenti individuali come strumento principale dell’esercizio del potere.

Nasce da queste considerazioni l’utilità, la necessità e l’urgenza di un progetto formativo che abbia come obiettivo principale la crescita della consapevolezza critica dei processi di trasformazione in atto.

Questo progetto formativo non si rivolge alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, una platea limitata e già potenzialmente dotata degli strumenti di conoscenza necessari.

Si rivolge invece a quelli che consideriamo gli “utenti forti”, coloro che nel loro lavoro fanno un uso intenso della tecnologia digitale, e che, proprio per questo, avrebbero necessità di dotarsi di strumenti adeguati di consapevolezza critica.

Essi sono ad esempio tutti coloro che svolgono attività di informazione e di comunicazione, o operano nelle organizzazioni politiche e sindacali e nelle istituzioni, o svolgono attività di produzione culturale, di formazione, di servizio pubblico, di ricerca.

Ma come dovrà essere realizzato questo progetto formativo, quali gli obiettivi formativi, quali i contenuti da trasferire ed i metodi da utilizzare? Vogliamo che contenuti e metodi fossero molto lontani da ciò che viene somministrato nelle mille iniziative che comunemente vanno sotto il nome di alfabetizzazione digitale e che hanno come obiettivo formativo la mera creazione di utenti disciplinati dei nuovi dispositivi digitali; pensiamo invece che ogni contenuto debba essere esaminato non solo dal punto di vista tecnico, ma anche giuridico, organizzativo, economico, politico con l’obiettivo di generare consapevolezza critica e, ove possibile, anche competenza operativa su pratiche di opposizione e/o di utilizzo alternativo.

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